Non li chiamerò "no vax" e "covidioti", perchè dopo cinque anni mi sembra che si debba superare quella contrapposizione voluta proprio da chi ebbe l'intenzione, riuscendoci, di confinarci a casa, di imporci un trattamento sanitario obbligatorio (o quasi) per misurare fino a dove si sarebbe potuto spingere nell'opprimere la popolazione.
Sono persone, in un campo e nell'altro, che, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno dubbi sulle loro stesse scelte e che probabilmente, sempre nella stragrande maggioranza dei casi, preferirebbero la libertà di scegliere che l'obbligo, in modo da poter valutare, senza avere alle spalle un fucile spianato, cosa reputano meglio, dopo aver consultato il proprio medico.
Ma l'ultima parola deve, sempre spettare al singolo cittadino, maggiorenne e, se lo riterrà, anche vaccinato.
Non apprezzo quindi la scelta del ministro Schillaci (che ad ogni sondaggio che mi perviene indico come uno dei pochi ministri in cui non ripongo alcuna fiducia) di revocare la famigerata commissione sui vaccini, cedendo alle pressioni dei favorevoli ai vaccini e presumibilmente delle società farmaceutiche.
Ma rifiuto anche l'isteria, con un sorprendente Mario Giordano in prima fila, di chi ne fa una questione di vita o di morte, minacciando sfracelli contro ... la Meloni e il Centro Destra, senza capire che se facessero venir meno il loro sostegno al Governo, al loro posto tornerebbero gli emuli, complici e nipotini di Speranza, con i vari Draghi, Conte, Schlein, Renzi e Calenda che agirebbero, non solo sui vaccini, in modo ben più aggressivo contro le loro stesse idee.
Grande colpa credo l'abbiano i social, dove chiunque si ritiene in grado di sparare ordini a destra e a manca su cosa si deve fare, salvo poi spegnere il dispositivo e andarsene per i fatti suoi senza curarsi della valanga che può innescare, soprattutto perchè i cosiddetti influencer, con migliaia di lettori, per continuare ad avere citazioni, spazio, interesse, devono, ad ogni intervento, alzare sempre più l'asticella delle iperboli e, quando sono finite, quella degli insulti e delle previsioni apocalittiche.
Nel 1981, con il colpo di stato in Polonia del Generale Yaruselsky (o come si scrive), il Presidente Reagan attivò una azione di natura morale, civile, economica, ma non militare, a sostegno dei polacchi oppressi dall'ennesimo colpo di stato comunista.
Ricordo un messaggio televisivo con Reagan stesso, la Thatcher e i principali capi di governo occidentali, per l'Italia c'era Spadolini, che andava sotto il titolo "Let Poland, be Poland", cioè lasciamo che la Polonia sia libera di decidere.
Ecco, sarebbe opportuno che, invece di continuare a tirare per la giacchetta la Meloni e il suo Governo, in base alle nostre personali esigenze e priorità (e siamo in tanti, ognuno con la sua personale scala di valori e di importanza) ci si affidi alle scelte di un Presidente del Consiglio che, in quasi tre anni, ha dimostrato la sua capacità di gestire tutti i temi nazionali e internazionali.
Sarebbe l'aspetto positivo della democrazia rappresentativa, in cui chi viene eletto, cerchi di raggiungere quel punto di equilibrio per percorrere la strada indicata nel proprio programma, senza il passo arrembante dei bersaglieri, ma con quello, costante, sicuro e che porta lontano, degli alpini.
Diamo fiducia alla Meloni che saprà considerare e dare spazio a tutte le opinioni, a differenza di chi si candida a sostituirla che vorrebbe imporre una verità assoluta fatta di obblighi e sanzioni e sarebbe favorito se, a fronte di una scelta tutta da verificare sul come arriverà alla conclusione, prevalesse l'isteria iconoclasta dei richiami più distruttivi.